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Archeologia, scoperto insediamento di epoca greca nel Crotonese: recuperati reperti

Fonte: LaCnews24

Il rinvenimento è avvenuto a Belvedere Spinello grazie a carabinieri e personale della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Catanzaro e Crotone

Un antico insediamento di epoca greca risalente circa al VI secolo a.C. è stato scoperto a Belvedere Spinello, nel Crotonese, dai carabinieri della locale stazione e personale della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Catanzaro e Crotone.

Il sopralluogo eseguito in località Crichimi – zona già interessata da scavi archeologici clandestini – ha consentito di recuperare numerosi reperti archeologici dello stesso periodo, tra i quali una importante porzione di colonna scanalata (rocchio) della lunghezza di un metro circa.

Il prezioso materiale recuperato è stato trasportato presso la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Crotone.


San Luca: un video promozionale racconterà persone e luoghi del paesino aspromontano

Fonte: LaCnews24

A realizzarlo sarà il giovane regista Pasquale Giordano, noto per i temi sociali trattati nei suoi cortometraggi

Un video promozionale artistico e culturale racconterà San Luca. Questa volta non stragi, faide, mafia e cronaca nera, ma la bellezza, le unicità e i volti di un Paese in sé e per sé, foriero di molteplici eccellenze, come lo scrittore internazionale Corrado Alvaro. Nel video, oltre il noto scrittore nei cui confronti è dedicata una Fondazione culturale (“istituzionalizzata” con una legge della Regione Calabria degli anni ’90) che ha la sua sede proprio nella casa che fu di Alvaro, un pensiero verrà rivolto anche al vicesindaco del Paese, scomparso pochi giorni fa, Francesco Micchia. Tra le eccellenze verrà dato lustro anche allo stilista sanluchese che vestì il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, Francesco Giorgi.

A mostrare visi e bellezze d’Aspromonte, unitamente alle maestranze antiche e “moderne”, sarà il giovanissimo regista sanluchese Pasquale Giordano, da qualche anno “trapiantato” nel crotonese, a Mesoraca, dove ha fondato una associazione “Mesoraca Film” di cui è Presidente e ha l’obiettivo di dare vibisibilità e creare opportunità ai giovani e a tutte le persone che vogliono farsi notare artisticamente. L’associazione organizza anche un premio annuale dato alle persone che danno lustro ai territori e che, per usare le parole di Giordano: «non si arrendono mai».

A collaborare con lui in questa impresa artistica su San Luca sarà Francesco Pelle, sanluchese trapiantato al nord, fondatore della pagina e del gruppo social “San Luca Illustrato”, che contano numerosi followers da tutta italia e hanno l’obiettivo di recuperare, si legge in un post, «le vecchie foto contenute nelle valigie, prima che vadano perse».

Giordano, il regista “social”

Classe 1989, diplomato all’Accademia nazionale del cinema di Bologna, attivissimo sui social e legato alla “sua” San Luca, nonostante i kilometri di distanza, Pasquale Giordano è stato regista e protagonista di altri cortometraggi molto noti in Calabria per i temi sociali trattati. “Un mondo migliore” racconta il valore dell’amicizia vera, mentre “Il sogno di Piero”, prodotto con la Onlus “Il Futuro” e presentato in Rai, parla di un ragazzo cieco che tra mille difficoltà arriva a realizzare il suo sogno di diventare carabiniere.

Da ultimo, il cortometraggio “Figli da gente” girato a Cirò Marina con la partecipazione straordinaria dell’attore Salvatore Patè (che affiancò Robert De Niro e Dustin Hoffman in “Il Padrino”), racconta una guerra tra cosche e le conseguenze negative di chi intraprende una determinata strada.

E se molte sono le collaborazioni che continua ad instaurare in tutta Italia, con una carriera in ascesa, lo sguardo verso le sue origini che verrà trasmigrato nel video promozionale annunciato su San Luca si prospetta interessante e molto atteso.

 


No al Ponte sullo Stretto, Touring e altre 9 associazioni chiedono al Governo di resistere alle pressioni

Fonte: Citynow.it

In 4 punti le 10 associazioni spiegano le motivazioni di carattere giuridico, economico, tecnico, ambientale alla base della loro decisione

Dieci associazioni di protezione ambientale chiedono al Governo di resistere alle pressioni politiche e delle imprese che vogliono il rilancio del progetto del ponte sullo Stretto di Messina (abbandonato nel 2013) e alla richiesta che l’intervento venga inserito nel PNRR. Le associazioni intervengono, anche, a sostegno della posizione del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Enrico Giovannini che sta valutando le alternative sull’attraversamento dello Stretto sino all’opzione zero.

L’argomentata lettera è stata inviata, oltre che al Ministro Giovannini, al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani da Touring Club Italiano e da altre nove associazioni: FAI – Fondo Ambiente Italiano, Federazione Pro NaturaGreenpeace ItaliaItalia NostraKyoto ClubLegambienteLipu – Birdlife ItaliaT&E – Transport & EnvironmentWWF Italia.

 

NO AL PONTE SULLO STRETTO, LE MOTIVAZIONI DELLE 10 ASSOCIAZIONI

Quattro le motivazioni di carattere giuridico, economico-finanziario, tecnico, ambientale sostenute dalle associazioni.

1. Valutazioni delle alternative e PNRR – Le associazioni condividono la posizione assunta dal ministro Giovannini a metà marzo che, a quanto risulta, ha chiesto alla Commissione, costituita dalla Ministra De Micheli nell’agosto 2020 sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, di produrre approfondimento anche sull’opzione zero, valutando anche l’alternativa alla costruzione del ponte costituita dal potenziamento dei servizi traghetti, porti e stazioni ferroviarie. Approfondimento che fa escludere che la proposta possa essere inserita tra i progetti del PNRR che devono essere definiti entro il prossimo aprile, secondo gli standard e il grado di dettaglio richiesti dalle Linee Guida e dal Regolamento per la redazione dei PNRR e nel rispetto del principio “no significant harm” (nessun danno significativo).

2. L’abbandono del progetto del 2010 – Le associazioni ricordano al Governo, a proposito del rilancio del progetto del 2010 del General Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo), avvenuto a metà marzo, da parte del Webuild (società composta da Impregilo-Salini e da Astaldi) di un ponte sospeso ad unica campata della lunghezza di 3.300 metri, sostenuto da torri alte 400 metri,. E sottolineano che quella proposta fu abbandonata dopo che il GC Eurolink non produsse, entro il termine dell’1/3/2013 stabilito dall’allora Governo Monti, gli approfondimenti economico-finanziari e tecnici richiesti, recedendo dal contratto con la concessionaria Stretto di Messina SpA, portando il Governo allora in carica ad abbandonare il progetto e all’avvio della procedura di liquidazione di SdM SpA.

3. I problemi irrisolti del progetto del 2010 – Le associazioni osservano che già nel 2010 il progetto del ponte aveva un costo stimato al ribasso di 7.5 – 9 miliardi di euro, che però non considerava le 35 prescrizioni di carattere tecnico e ambientale allora richieste nel parere di Valutazione di Impatto ambientale e dal CIPE. Le modifiche richieste erano sostanziali e in alcuni casi di una complessità senza precedenti per un’opera di queste dimensioni, da realizzare in una delle aree più delicate da un punto di vista del rischio sismico e idrogeologico. Dalle carte del progetto definitivo del 2010 emergeva che: a) il ponte a regime sarebbe stato in perdita, per ammissione degli stessi progettisti perché il traffico ferroviario era assolutamente insufficiente e quello stradale stimato era solo l’11% rispetto alla capacità complessiva dell’infrastruttura, con il rischio che i pendolari (la stragrande maggioranza degli utenti) fossero applicati pedaggi altissimi; b) il ponte ad unica campata sarebbe sorto in una delle aree a maggiore rischio sismico del Mediterraneo (come ricordato dal devastante terremoto del 1908 che rase al suolo Messina e Reggio Calabria) e tra le più dinamiche al mondo dal punto di vista geologico per l’incontro-scontro tra la placca africana e quella europea; c) con scavi per un ammontare di 6.800.000 metri cubi, che avrebbero inciso sul delicato equilibrio territoriale dei versanti calabrese e siciliano; d) non tenendo conto che l’opera sarebbe dovuta sorgere in una delle aree a più alta biodiversità del Mediterraneo, dove sono localizzati ben 12 siti delle Rete Natura 2000, tutelati dall’Europa ai sensi delle Direttive Habitat e Uccelli.

4. Lavorare subito per le alternative e per migliorare i servizi – Le associazioni chiedono al Governo un confronto per individuare gli interventi veramente necessari per migliorare la logistica e le reti ferroviarie e stradali siciliane e calabresi, ricordando come in questi anni i servizi forniti dai traghetti e dalle ferrovie siano stati ridotti e come ci sia bisogno di interventi urgenti su infrastrutture che devono essere messe in sicurezza e adeguate (per carenze nella progettazione ed esecuzione dei lavori o per scarsa manutenzione), pensando nel contempo a velocizzare le relazioni e a favorire l’intermodalità a vantaggio di residenti e turisti.

Le Associazioni concludono la loro lettera facendo notare al Governo che, nel momento in cui l’Italia è la maggiore beneficiaria in Europa dei fondi messi a disposizione dall’Europa con lo strumento Next Generationi EU, si debba mantenere saldo l’orientamento a presentare progetti credibili e cantierabili, respingendo ogni forzatura per proposte come quella del ponte sullo Stretto di Messina, non sufficientemente motivate, che non passerebbero il vaglio dell’Europa.


Il Pil crolla al Sud e i giovani scappano

Fonte: Corriere della Calabria

Economia del Mezzogiorno sempre con il freno a mano tirato secondo uno studio di Confcommercio. Le zavorre sono «la burocrazia, la criminalità e le carenze infrastrutturali»

 

LAMEZIA TERME Economia del Mezzogiorno sempre con il freno a mano tirato: lo afferma una ricerca dell’Ufficio studi di Confcommercio, secondo la quale negli ultimi
venticinque anni la quota di Pil prodotta dal Sud sul totale nazionale è diminuita, passando da oltre il 24% del 1995 al 22% del 2019, con un livello di occupazione che ha evidenziato una crescita cumulata pari ad appena un quarto della media nazionale
(4,1% contro il 16,4%). Un fenomeno, quest’ultimo, che sconta prevalentemente gli
effetti della riduzione della popolazione residente, in particolare quella giovanile, che al Sud si è ridotta di oltre 1,5 milioni nel periodo considerato.

Difetti strutturali e burocrazia

Tra le principali cause di questa disparità, secondo l’Ufficio studi di Confcommercio «difetti strutturali come burocrazia, criminalità e carenze infrastrutturali». Se tali difetti fossero ridotti in modo tale da portarne le dotazioni ai livelli osservati nelle migliori
regioni italiane, il prodotto lordo meridionale crescerebbe a fine periodo di oltre il 20% (+90 miliardi di euro) rispetto ad uno scenario in assenza di interventi. Le differenze invece nel frattempo aumentano, almeno a partire dalla crisi del 2008: il rapporto tra prodotto pro capite reale di un abitante del Sud rispetto a quello di un abitante del Nord-ovest scende da 0,55 (55%) a 0,52. In termini di popolazione, il peso del Sud sul totale Italia passa dal 36,4% al 33,9% e diminuiscono in particolare i giovani: se tra il 1995 e il 2019 l’Italia nel complesso perde oltre un milione di giovani (da poco più di 11 milioni a poco più di 10 milioni) a pesare sono i giovani meridionali, che diminuiscono di un milione e mezzo. «È abbastanza evidente che, in prospettiva futura, i maggiori timori per il dopo-pandemia si addensino sul pericolo di tornare a crescere agli insufficienti tassi del passato recente. Per scongiurare questo pericolo servono maggiori risorse, anche di derivazione europea, e un piano di riforme con l’obiettivo di aumentare e utilizzare meglio il capitale produttivo e umano, oltre a sfruttare le enormi potenzialità del turismo», conclude l’Ufficio studi di Confcommercio, secondo il quale in valore assoluto le presenze
straniere di tutto il Sud risultano inferiori a quelle del solo Lazio.


DISTRETTI DEL CIBO – incontro sul tema, Calabria Condivisa guarda all’imminente bando regionale

Già apparso in fase di preinformazione, sta per essere pubblicato il bando regionale che attua la normativa nazionale sulla nascita dei c.d. “Distretti del Cibo“. Calabria Condivisa organizza quindi un incontro dibattito sul tema, raccogliendo esperti e organizzazioni del settore, per discutere delle prospettive che apre il bando, della struttura dei futuri Distretti, delle opportunità ma anche della organizzazioni tra territori e filiere, per usare la novità come una risorsa per la Calabria.

L’incontro potrà essere seguito sulla pagina del Gruppo Calabria Condivisa https://www.facebook.com/groups/www.calabriacondivisa.it , alle ore 17,00 del 7 Aprile 2021. 


Online il IV numero della Rubrica dell’Osservatorio economico-territoriale delle politiche del lavoro

Fonte: Anpalservizi.it

Regione Calabria, pubblicato il quarto numero della Rubrica dell’Osservatorio economico-territoriale delle politiche del lavoro in collaborazione con Anpal Servizi

Focus su Reddito di cittadinanza ed effetti delle principali misure di contrasto alla crisi

È on line il quarto numero della Rubrica dell’Osservatorio economico-territoriale delle politiche del lavoro realizzato dal Dipartimento Lavoro, Sviluppo economico, Attività produttive e turismo della Regione Calabria. La Rubrica è realizzata in collaborazione con Anpal Servizi, oltre che con l’Ufficio statistico regionale, l’Azienda Calabria Lavoro, l’Università.

Un numero particolarmente interessante, che aggiorna i consueti dati di contesto aggiungendo un ulteriore aspetto, quello dei lavoratori avviati fuori Regione, e che focalizza l’approfondimento sia sugli effetti del Reddito di cittadinanza relativamente alla popolazione calabrese, sia sulle principali misure di contrasto alla crisi derivante dall’emergenza sanitaria.
In sintesi, secondo i dati forniti dall’Osservatorio-Laboratorio, gli occupati passano da 550.520 al 31/12/2019, ai 531.220 lavoratori occupati di fine settembre 2020, corrispondente ad una perdita netta pari a – 19.302 lavoratori occupati; i disoccupati passano da 146.373 persone, alla data del 31/12/2019, ai 146.087 di fine settembre 2020, corrispondente ad una diminuzione di lavoratori disoccupati pari a -286 lavoratori. Gli inattivi passano da 586.713 persone, alla data del 31/12/2019, a 577.798 persone, alla fine di settembre 2020. Una variazione che esprime una diminuzione del numero di persone (- 8.915) che non lavorano e non sono alla ricerca di un’occupazione. Si passa inoltre dalle 189.472 persone in Forza Lavoro Potenziale, alla data del 31/12/2019, ai 190.554 di fine marzo 2020, corrispondente ad un aumento pari a +1.082 persone che “…non cercano attivamente un lavoro, ma sono disponibili a lavorare”. Un ulteriore dato interessante riguarda i lavoratori calabresi avviati a lavoro: nel 2020, il totale è pari a 106.011 unità; una componente molto significativa è costituita dai lavoratori che si sono spostati fuori regione per andare a lavorare: sono 15.875, corrispondenti al 15,00 % circa. In termini numerici i calabresi che vanno a lavorare fuori regione con il titolo universitario sono 4.636, corrispondente al 29,00% circa dei lavoratori andati fuori regione.

Per quanto riguarda invece il Reddito di cittadinanza, è opinione generale che abbia svolto e stia svolgendo una funzione fondamentale di contenimento delle ricadute negative dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro. In Calabria al 31 dicembre 2020 i Nuclei familiari percettori in totale, sono 80.886, dei quali  74. 035 (91,5%) percettori di Rdc, e 6.581 ( 8,5%) percettori di  Pensione di Cittadinanza. I beneficiari totali sono complessivamente 187.622 dei quali 179.593 percettori di Rdc; e 8.029 percettori di Pensione di cittadinanza. Dall’avvio del RdC, nel marzo 2019, si registra un’incidenza molto elevata di beneficiari in rapporto alla popolazione residente (9,91%), circa un punto percentuale al di sopra della media delle regioni del Sud e che si attesta al dato registrato per le Regioni insulari.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio INPS su Reddito e Pensione di Cittadinanza, in Calabria al 31 dicembre 2020 risultano poco meno di 145 mila le domande di RdC presentate, un dato che corrisponde al 10% del totale nazionale. Di queste 104.535 sono le domande accolte di cui il 12,5% risultano decadute o revocate, mentre il 10% sono quelle che hanno terminato il ciclo di erogazione; 9.372 risultano essere in fase di lavorazione da parte dell’INPS e di queste oltre il 60% corrisponde a domande di rinnovo del beneficio. Il restante 21% delle domande presentate (n. 30.923) è costituito dalle istanze respinte o cancellate.

In questo quadro, tre gli assi principali su cui si basano le conclusioni dell’analisi condotta dall’Osservatorio in questo numero: fiducia, per contrastare l’effetto scoraggiamento, rilevabile dall’andamento generale degli inattivi, superiore a quello dei lavoratori occupati, con una tendenza consolidata a partire dal 2005; territorio, per rendere attrattivo il sistema regione, per frenare la perdita di risorse umane, rilevabile dall’avviamento al lavoro di calabresi con trasferimento in altre regioni d’Italia; competenze, per valorizzare il capitale umano e creare opportunità, per limitare la perdita di forze lavoro qualificate, come si può rilevare dal consistente numero di persone, con titolo di studio universitario, che si trasferiscono in altre regioni d’Italia.

Il numero di marzo prelude a un cambiamento, o meglio, a una crescita dello strumento che il Dipartimento Lavoro e Sviluppo economico mette a disposizione dei decisori perché possano attingere a dati fattuali per fare le loro scelte: “Abbiamo avviato il lavoro dell’Osservatorio – spiega Cosimo Cuomo, dirigente del Dipartimento Lavoro che del progetto dell’Osservatorio è coordinatore e responsabile scientifico – in forma sperimentale, e adesso l’attività va consolidandosi sempre più, valorizzando le professionalità e le competenze interne, e stringendo una forte collaborazione con Anpal Servizi. Abbiamo sin qui analizzato le dinamiche del mercato del lavoro calabrese, anche attraverso l’approfondimento su due tra le principali politiche di contrasto alla crisi economica e occupazionale, il reddito di cittadinanza e la cassa Covid. La prima evidenza che ovviamente i dati ci restituiscono è che si tratta di dinamiche consolidate, che l’emergenza sanitaria ha chiaramente acuito. L’altra, che la popolazione in età lavorativa nella nostra Regione va assottigliandosi. Due elementi che già da soli danno un quadro preoccupante. Ecco perché ora si tratta di passare dall’analisi alle proposte: quello che faremo a partire dal prossimo numero è introdurre anche la prospettiva, cioè sulla base di quanto sinora approfondito, individuare linee possibili di ripresa a supporto del governo regionale”. Ma non finisce qui: “Il lavoro dell’Osservatorio – prosegue Cuomo – si svolge a stretto contatto con l’Ufficio statistico regionale e con il Dipartimento programmazione. Anche con il Dipartimento Agricoltura, inoltre, stiamo portando avanti una fruttuosa collaborazione sia per quanto riguarda l’implentazione normativa per l’attuazione dei distretti, sia per misurare l’impatto delle politiche di innovazione nella filiera agroalimentare dal punto di vista occupazionale”. E intanto, man mano che la mission dell’Osservatorio si sposta dall’analisi dei dati e del contesto all’integrazione degli indicatori di sviluppo e produttività, l’interazione con Anpal Servizi è destinata a diventare sempre più stretta. È allo studio inoltre uno spazio web dedicato che aiuterà l’Osservatorio a divulgare in maniera ancora più efficace i suoi studi e a metterli a disposizione in maniera più immediata di decisori e cittadini.

Qui puoi leggere il quarto numero


Il ponte dell’inclusione per abbattere i muri dell’autismo, il progetto di una scuola catanzarese

Fonte: LaCnews24

L’idea è stata anche apprezzata dall’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Al centro del progetto una poesia su un bruco che sogna di volare

L’attenzione ai bisogni educativi di tutti ha, da sempre, contraddistinto l’Istituto Comprensivo Mater Domini di Catanzaro. In occasione della Giornata sulla Consapevolezza dell’Autismo, la dirigente scolastica, Rosetta Falbo, ha fortemente voluto che, tale attenzione, potesse oltrepassare i cancelli dei diversi plessi dell’Istituto per consegnare, alla comunità tutta, la forza di un messaggio culturale.

La difficoltà, caratterizzata dalle doverose “distanze” del tempo pandemico è stata superata grazie all’idea della referente su sostegno dell’Istituto, Stella Sicari, e del gruppo delle docenti di sostegno: gli alunni di ogni singola classe hanno creato un mattone – simbolo di un muro di indifferenza da abbattere – e tante farfalle, emblema di bellezza e leggerezza, con le quali è stato costruito il “ponte dell’inclusione“. Ecco il messaggio della comunità scolastica dell’Istituto Comprensivo Mater Domini: abbattere ogni muro e, grazie alla cultura, all’empatia e alla leggerezza, costruire ponti che avvicinano gli esseri umani tutti.

Al centro del progetto, una poesia originale creata per veicolare il messaggio e raggiungere più persone possibili. Un progetto che ha ricevuto il plauso del professore Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione, che prosegue l’opera già adottata durante il suo mandato ministeriale di vivere la scuola riconoscendole il ruolo di pilastro portante della società e del futuro. Il plauso dell’ex ministro, veicolato attraverso un video, esprime, anche riprendendo le stesse parole della poesia del progetto, come ogni messaggio culturale teso a valorizzare la diversità, costituisca un valore per tutto il Paese.


La Calabria si svuota: in 15 anni persi 100mila residenti

Fonte: Corriere della Calabria

Lo riporta lo studio di un osservatorio della Regione: tra il 2019 e il 2020 contrazione di circa 18mila abitanti. Se ne vanno soprattutto i giovani

Continua il calo demografico della Calabria: lo evidenza uno studio dell’Osservatorio-Laboratorio economico-territoriale sulle politiche del lavoro del Dipartimento regionale Lavoro della Regione Calabria. Lo studio, che analizza gli effetti della crisi sul mercato del lavoro nella regione, si sofferma anche sulle condizioni strutturali di contesto della Calabria, con particolare riferimento all’andamento demografico: sotto questo aspetto, dal report emerge la «consolidata tendenza alla contrazione della popolazione residente» considerando che «dai 1.998.792 abitanti all’1 gennaio del 2004 (100%) si è passati a 1.894.110 abitanti all’1 gennaio 2020 (-5,2%). Nel periodo preso a riferimento 2004-2020 la Calabria ha conosciuto una contrazione di 100mila residenti. Soltanto nel 2020 la Calabria ha continuato a perdere un’ulteriore quota di popolazione pari a –17.911 abitanti, rispetto al dato del 2019». Lo studio specifica inoltre che «oltre al dato complessivo, registrano un andamento costantemente negativo anche le fasce di popolazione in età compresa dai “0 e i 14 anni’” e dai “15 ai 64 anni”; contestualmente, al contrario, aumenta la popolazione in età “oltre i 65 anni”». Per l’Osservatorio-Laboratorio del Dipartimento Lavoro della Regione «la contrazione della fascia dai 15 ai 64 anni, corrispondente alla popolazione in forza lavoro, costituisce il fattore ad impatto più negativo sulla dinamica domanda/offerta di lavoro». Infine – si legge nello studio – nel 2020 l’indice di vecchiaia per la Calabria (rapporto percentuale tra il numero degli ultra sessantacinquenni e il numero dei giovani fino ai 14 anni/) corrisponde a 169,5 anziani ogni 100 giovani, mentre l’indice di dipendenza strutturale, corrispondente al carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni) è pari a 54,4 individui a carico, ogni 100 che lavorano.


Al via “Innovare in Rete”, a disposizione 10 mln di euro

Fonte: Vita.it

Banca Etica ed Entopan Innovation cercano imprese che coniugano innovazione sociale e trasformazione digitale con impatto sociale e ambientale positivo. I progetti selezionati riceveranno consulenza e finanziamenti fino 500mila euro. Candidature dal 29 marzo al 30 aprile

È pensato per startup, spin-off, Pmi ed enti del Terzo settore che abbiano già incubato o sviluppato iniziative ad elevato tasso di innovazione sociale e tecnologica per affrontare le sfide sociali e ambientali delle città e delle comunità. È il programma di accompagnamento per progetti innovativi a impatto sociale e ambientale “Innovare in rete”.

Il bando è aperto a iniziative innovative in ambiti quali l’economia circolare; la mobilità, l’ambiente e l’efficienza energetica; il welfare, la salute e la qualità della vita. Per candidare i progetti sulla piattaforma innovareinrete.entopaninnovation.it c’è tempo dal 29 marzo al 30 aprile 2021.

I progetti selezionati dovranno prevedere un piano di investimenti e spese correnti compresi tra i 300mila e i 500mila euro. Il finanziamento sarà erogato da Banca Etica a tasso agevolato e potrà essere restituito in un arco temporale di 10 anni, con un preammortamento di un anno. Il finanziamento andrà a coprire anche le spese di investimento per i servizi di pre-accelerazione e accelerazione curati dal network qualificato che costituisce il plus dell’iniziativa.
Innovare in rete è promosso dall’incubatore e acceleratore Entopan Innovation e da Banca Etica, in partnership con Fondazione Giacomo Brodolini, Fondazione Bruno Kessler ed Entopan Smart Networks & Strategies. Nello specifico, il programma consente di accompagnare le iniziative innovative lungo un percorso di crescita all’interno di un network di incubatori e acceleratori, centri di ricerca, mentor, corporate e investitori qualificati.

Il bando Innovare in rete mira a sostenere le progettualità nate da concreti fabbisogni di innovazione tecnologica che prevedano significativi impatti sociali, economici, ambientali sui sistemi territoriali e sulle comunità in cui agiscono, in coerenza con la risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dal titolo “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” oltre che con gli obiettivi dei programmi “Green New Deal” e “Next Generation Eu” della Commissione Europea, nella prospettiva delle grandi sfide delle transizioni tecnologiche, verdi, economiche e sociali della contemporaneità. Innovare in Rete intende generare impatti concreti, positivi e misurabili anche alla luce della ricostruzione materiale e valoriale che richiederanno gli scenari post-pandemici.
L’obiettivo è quello di accrescere la competitività aziendale delle organizzazioni sui mercati nazionali e internazionali, attraverso la valorizzazione degli asset innovativi e l’abilitazione di un ampio e qualificato network di attori e stakeholder attenti alle iniziative ad impatto.

La precedente edizione del programma ha registrato 350 application, 52 progetti selezionati, 15 startup innovative incubate e accelerate a fronte di 6 milioni di euro già deliberati da Banca Etica. Un bilancio più che positivo che ha orientato la decisione di continuare a sostenere l’ecosistema innovativo attento agli impatti positivi dell’innovazione tecnologica, particolarmente in termini di inclusione e coesione sociale.
Le iniziative promosse stanno affrontando ora con successo la sfida del mercato: piattaforme di telemedicina con funzioni di assistenza a distanza, macchinari elettromedicali per interventi non invasivi sui pazienti, carrozzine smart di nuova generazione per migliorare la vita delle persone con disabilità, iniziative di responsabilità sociale d’impresa a sostegno delle agritech nei Sud del mondo, piattaforme digitali per la promozione della cittadinanza attiva e la protezione contro il cyberbullismo, etc.


Covid, Calabria in ginocchio. È in “zona rossa” economica

Fonte: Corriere della Calabria (qui disponibili anche i grafici statistici)

Sono sei le regioni italiane in maggiore sofferenza per la crisi. Rio: «Aumentano impoverimento e indebitamento»

Oltre 43 miliardi di maggiori debiti per imprese e famiglie, 456 mila occupati in meno e circa 5,2 miliardi di mancati incassi tributari locali. Drammatico anche il deficit di natalità: quasi 61 mila imprese in meno rispetto al 2019. E, ancora, crescita dell’incidenza della povertà familiare con circa 369 mila nuclei familiari in più in condizione di forte disagio economico. Sono sei le realtà regionali, infine, a risultare “più fiaccate” dalla crisi: Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige, Liguria e Calabria.

È quanto emerge dall’ISER, l’indice di sofferenza economica regionale ideato da Demoskopika che, confrontando il 2020 rispetto al 2019, ha provato a quantificare i possibili impatti della pandemia sul sistema economico e sociale italiano sulla base di alcuni parametri: incidenza della povertà relativa familiare, occupati a tempo pieno e a tempo parziale, natalità imprenditoriale, prestiti alle imprese, credito al consumo alle famiglie e, infine, entrate tributarie ed extra-tributarie locali.

«La crisi pandemica – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – non ha colpito in modo uniforme tutte le economie locali. Gli indicatori osservati e sintetizzati dall’indice di sofferenza economica regionale evidenziano che alcuni sistemi regionali stanno soffrendo in maniera più elevata rispetto ad altri. Anche se per tutti l’allarme è indubbiamente rosso. Inoltre, – continua Raffaele Rio – la nuova ondata torna a far impennare la curva della preoccupazione di famiglie e imprese producendo una frenata alla natalità imprenditoriale e incrementando i bisogni di liquidità di famiglie e imprese. E ciò genera, nonostante le azioni di mitigazione dei provvedimenti pubblici, un ampliamento ulteriore del livello d’indebitamento e di impoverimento del sistema economico e sociale. Sarà fondamentale – conclude Raffaele Rio – comprendere come i sistemi locali reggeranno, in termini di sostenibilità, l’impatto della fine, ad esempio, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione, della moratoria su prestiti, mutui e finanziamenti, delle misure di trasferimento di risorse aggiuntive agli enti locali».

Classifica ISER: Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige i sistemi “più sofferenti”. Per consentire una lettura più agevole, le regioni sono state classificate in tre cluster principali, in relazione al livello di sofferenza economica: molto elevato (zona rossa) elevato (zona arancione) e moderatamente elevato (zona gialla).Cinque realtà regionali con un livello sofferenza “molto elevato”, dieci con un livello “elevato” e le rimanenti cinque con un grado “moderatamente elevato”. È questo il quadro che emerge dall’ISER, l’indice di sofferenza economica regionale ideato da Demoskopika

In particolare, tra i sistemi economici e sociali maggiormente “provati” dall’emergenza pandemica (zone rosse) si collocano Piemonte che ha totalizzato 111,7 punti, Veneto con 107,8 punti e Trentino-Alto Adige con 107,5 punti. A influire negativamente sul posizionamento in vetta alla classifica sono stati prioritariamente l’andamento dei prestiti alle imprese per il Piemonte che ha registrato un incremento di oltre 9,2 miliardi di euro pari al 19 per cento rispetto al 2019, la crescita del 2,7 per cento dell’incidenza della povertà relativa per il Veneto quantificabile in oltre 56 mila nuovi nuclei familiari in condizione di forte disagio economico e, infine, il maggiore indebitamento delle famiglie per il Trentino-Alto Adige con una crescita del credito al consumo pari a 46 milioni di euro (+3,4%). E, inoltre, sempre nell’area dei sistemi economici e sociali con un livello di sofferenza “molto elevato” si posizionano altre due realtà regionali: Liguria (106,3 punti) con una contrazione della natalità imprenditoriale pari a quasi 2 mila nuove imprese (-21,2 per cento) e Calabria (104,7 punti) con una flessione quantificabile in oltre 23 mila occupati in meno (-4,3%).

A seguire, nell’area caratterizzata da un livello elevato di sofferenza economica (zone arancioni) si collocano: Marche (104,5 punti), Friuli-Venezia Giulia (102,7 punti), Lombardia (102,6 punti), Emilia-Romagna (101,7 punti) e Sardegna (100,6 punti). E, ancora, Lazio (99,7 punti), Umbria (99,6 punti), Campania (99,3 punti), Toscana (98,5) e Puglia (98,1 punti).

A subire, infine, un livello moderatamente elevato (zone gialle) dell’impatto dovuto al Covid-19, ergo significativamente “meno sofferente” rispetto agli altri, altri cinque sistemi locali: Valle d’Aosta (96,5 punti), Sicilia (95,1 punti), Molise (94,0 punti), Abruzzo (93,8 punti) e Basilicata (90,0 punti).

Disagio economico: la pandemia fa piombare 369 mila famiglie in più in condizione di povertà. Oltre 369 mila famiglie in più in condizione di povertà relativa la cui incidenza viene calcolata, secondo la definizione dell’Istat, sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. 

È questo l’impatto dell’emergenza pandemica sull’area del disagio economico stimato da Demoskopika per il 2020. In particolare, aumenterebbe del 2,1 per cento l’incidenza delle famiglie con difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi,  sul totale dell’universo dei nuclei familiari italiani: si passa dall’11,4 per cento del 2019 al 13,5 per cento del 2020. Sono tutte del Nord le realtà territoriali con la maggiore incidenza della povertà relativa. Nel dettaglio, sono oltre 56 mila, con un incremento dell’area del disagio economico pari a 2,7 punti percentuali, i nuclei familiari del Veneto piombati, causa crisi pandemica, nella condizione di povertà relativa. A seguire la Liguria con oltre 18 mila famiglie, pari ad una crescita di 2,4 punti percentuali e il Piemonte con circa 40 mila famiglie, pari ad un incremento di 2 punti percentuali. In direzione opposta, sono tutti nel Mezzogiorno, i sistemi regionali con un incremento meno rilevante del fenomeno: Sardegna con oltre 3,6 mila famiglie (+0,5 punti percentuali) e, infine, Molise, Abruzzo e Basilicata rispettivamente con 786 nuclei familiari, 3,4 mila nuclei e 1,4 mila nuclei con un’incidenza della povertà relativa sul totale delle famiglie per ciascuna regione pari allo 0,6 per cento.

Lavoro: crollano gli occupati. Maglia nera per Sardegna, Calabria e Molise. La crisi innescata dall’emergenza Covid-19, ha reso più vulnerabile anche il mercato del lavoro.  Secondo gli ultimi dati dell’Istat su base regionale, nel 2020 gli occupati hanno registrato una brusca frenata pari al 2 per cento: oltre 456 mila individui con un’occupazione in meno di cui più della metà (55%) ha riguardato soggetti con un posto di lavoro a tempo pieno. Una situazione ancora più evidente se confrontata al biennio precedente: nel 2019, in particolare, si è registrata una crescita pari allo 0,6 per cento rispetto all’anno precedente, quantificabile 145 mila nuovi occupati a tempo pieno e parziale mentre nello stesso periodo del 2018 l’incremento è stato pari allo 0,8 per cento con 192 mila occupati in più.

A livello regionale, sono principalmente sette i sistemi locali ad aver perso per strada, più significativamente, il numero degli occupati: Sardegna con una contrazione pari al 4,6 per cento (-27.224 occupati), Calabria con il 4,3 per cento (-23.472 occupati) e Molise con il 3,0 per cento (-3.280 occupati). Seguono Piemonte con il 2,8 per cento (-51.503 occupati), Veneto con il 2,4 per cento (-51.553 occupati), Valle d’Aosta con il 2,4 per cento (-1.352 occupati), Marche con il 2,2 per cento (-14.100 occupati) e Emilia-Romagna con il 2,1 per cento (-42.807 occupati).

Natalità: il Covid-19 frena la voglia di fare impresa. L’emergenza pandemica si abbatte sulla voglia di fare impresa. Nel 2020 le dinamiche di natalità rilevate registrano un decremento del 17,2 per cento rispetto al 2019, con 60.744 imprese in meno iscritte.

Seppur in un quadro complessivo di peggioramento, i dati evidenziano alcune differenze a livello territoriale. A primeggiare negativamente, in termini di variazione percentuale dal 2020 al 2019, il sistema economico delle Marche, con una contrazione del numero delle iscrizioni del 23,9 per cento, pari a 2.120 imprese in meno. Seguono, con una flessione al di sopra della media nazionale, la Liguria con una riduzione della natalità pari al 21,2 per cento (-1.985 imprese), il Piemonte con il 19,4 per cento (-5.030 imprese), il Lazio con il 19,2 per cento (-7.675 imprese), l’Emilia – Romagna con il 18,5 per cento (-4.700 imprese), la Toscana con il 18,1 per cento (-4.371 imprese). E, ancora, la Lombardia con il 17,6 per cento (-10.270 imprese), il Lazio con il 19,2 per cento (-7.675 imprese) e, infine, il Veneto (-4.627 imprese), la Puglia (-4.125 imprese) e il Trentino-Alto Adige (-1.152 imprese) con una contrazione pari al 17,5 per cento.

Accesso al credito: aumenta l’indebitamento delle imprese. Nei dodici mesi del 2020, Demoskopika, analizzando i dati di Bankitalia, ha rilevato la crescita dei prestiti alle imprese trainate dall’introduzione di consistenti garanzie pubbliche: oltre 42,3 miliardi di aumento del credito alle imprese pari ad un incremento del 6 per cento rispetto al 2019. A livello territoriale, l’aumento dei bisogni di liquidità del sistema imprenditoriale si è registrato maggiormente in tre realtà regionali: Piemonte con una crescita dei prestiti pari a 9,2 miliardi di euro (+19%), Friuli- Venezia Giulia con un incremento di 2,3 miliardi di euro (+15,7%) e il Lazio con un rialzo di 8,1 miliardi di euro (+10,3%) di maggiori crediti alle imprese. Tendenza diametralmente opposta per Abruzzo e Toscana i cui sistemi regionali hanno registrato una flessione dei prestiti alle imprese rispettivamente pari a 185,8 milioni di euro (-1,7%) e a 107,7 milioni di euro (-0,2%).

Credito al consumo: cresce la richiesta di liquidità delle famiglie. La crisi innescata dal Covid-19 sembra aver aumentato l’indebitamento, a breve termine, delle famiglie per l’acquisto di beni e servizi. Esaminando le dinamiche dei finanziamenti concessi, secondo i dati provvisori per regione di Bankitalia aggiornati al 30 settembre 2020, emerge uno scenario di crescente ricorso del credito al consumo. Ai nuclei familiari sono stati erogati oltre 1,1 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2019: si è passati dai 137,4 miliardi del 2019 ai 138,5 miliardi del 2020.

Analizzando i dati su base regionale, emerge che il maggiore ricorso ai finanziamenti di spesa corrente al fine di sostenere i consumi si è registrato principalmente tra le famiglie del Trentino-Alto Adige con 46 milioni di euro in più (+3,4%), del Piemonte con 218 milioni di euro (2,0%) e del Veneto con 171 milioni di euro (+1,7%). In sole tre realtà regionali, al contrario, il credito al consumo ha subìto una flessione: Basilicata con una contrazione di 13,2 milioni di euro (-1,2%), Molise con 7,2 milioni di euro (-1,1%) e Sardegna con 24 milioni di euro (-0,5%).

Entrate tributarie: oltre 5 miliardi di mancati incassi per gli enti locali. Anche gli enti locali italiani entrano in crisi di liquidità.  Nel 2020, il Covid-19 ha travolto anche le casse comunali e provinciali con una sforbiciata di ben 5.217 milioni di euro di mancati incassi, pari al 10,9 per cento, derivanti dai principali tributi locali rispetto allo stesso periodo del 2019: dai 47.791 milioni di euro del 2019 ai 42.574 milioni di euro del 2020.

Spostando l’osservazione sul livello regionale emerge un quadro abbastanza differenziato. In particolare, sul podio delle casse più “prosciugate” si posizionano gli enti locali di quattro realtà regionali: Campania, Trentino-Alto Adige, Calabria e Lombardia. In particolare, in Campania, comuni, città metropolitane e province registrano una flessione degli incassi pari al 15,9 per cento, quantificabile in ben 535,6 milioni di euro immediatamente seguita dal Trentino-Alto Adige i cui enti di rappresentanza territoriale hanno registrato mancati incassi per 174,5 milioni di euro, pari al 15,6 per cento. A chiudere questo primo raggruppamento dei “più sofferenti”, gli enti locali della Calabria e della Lombardia, le cui mancate risorse finanziarie ammontano rispettivamente a 169,4 milioni di euro (-15,5%) e a 1.306 milioni di euro (-14,1%).

Sul versante opposto, ad aver subìto minori contraccolpi nei 12 mesi del 2020 rispetto all’anno precedente, risultano gli enti locali delle Marche con una flessione degli incassi tributari ed extra-tributari, in valore assoluto, di 84,1 milioni di euro (-6,9%). A seguire comuni, città metropolitane e province del Molise con una riduzione di 12,9 milioni di euro (-6,4%) e del Lazio le cui mancate risorse finanziarie ammontano a 165,6 milioni di euro (-3,1%).