Maria Loscrì

Se la bellezza salverà il mondo, la creatività ne sarà, certamente, il motore propulsore.

Pur nell’estrema familiarità che caratterizza il concetto di creatività, ben sappiamo che l’idea di essere creativi nell’arte, piuttosto che nelle scienze o nell’economia o nell’allevare bambini o, ancora, nello scrivere libri, non incontra sempre un puntuale e preciso accordo anche in considerazione della estrema varietà di manifestazioni che caratterizzano un prodotto che può essere definito “creativo”. Altrettanto dibattuta è la considerazione se creativi si nasce o si diventa. L’unica certezza che sembra emergere, in un tale contesto di elusività, è che il mondo attuale, accomunato da un momento di grave crisi multiforme e multisettoriale, sembra non poter prescindere dalla creatività, non solo in campo culturale e artistico, quanto anche in campo socio-economico.

Non a caso, la settantaquattresima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su proposta specifica dell’Indonesia, ma sostenuta da più di ottantuno paesi, ha dichiarato il 2021 “Anno internazionale dell’economia creativa per lo sviluppo” chiamando in causa, dunque, la creatività e la cultura quali fattori determinanti delle sfide globali cui è chiamato a far fronte il mondo con l’Agenda 2030, ma soprattutto come settori chiave della ripresa post pandemica. Ma non solo…creatività e cultura, contribuendo al dialogo e alla comprensione dei popoli sono, al tempo stesso, ambiti fertili per l’innovazione e per una crescita innovativa e sostenibile.

Il Terzo Forum Mondiale dell’UNESCO sulla Cultura e le Industrie Culturali, con la Dichiarazione di Firenze del 4 ottobre 2014, riconoscendo il ruolo chiave delle comunità come attori per il cambiamento, aveva già posto l’accento sui settori dello sviluppo sostenibile nei quali la cultura porta valore aggiunto riuscendo, in questi termini, a superare una dimensione puramente monetaria della programmazione territoriale, per il tramite delle espressioni culturali, della salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale, della promozione della diversità culturale, dell’urbanistica e dell’architettura.

Nella nuova agenda politica la cultura non può non avere piena integrazione nelle strategie di sviluppo sostenibile, così come uno sviluppo economico e sociale inclusivo deve fondarsi su sistemi di governance della cultura e della creatività che rispondono alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni così come le aree urbane e rurali non possono non venire in considerazione come dei veri e propri laboratori per lo sviluppo sostenibile e, allo stesso modo, il potenziale delle industrie culturali, che costituiscono il cuore dell’economia creativa, deve essere sfruttato pienamente per stimolare un’innovazione che sia al servizio della crescita economica, della piena occupazione produttiva e dell’esistenza di opportunità di impiego dignitose per tutti.

Castello di Corigliano

L’impegno di tutti e di ciascuno deve essere, dunque, quello di adottare misure concrete nel contesto di un partenariato globale per promuovere ambienti, processi e prodotti creativi che favoriscano il potenziamento delle capacità umane e intellettuali, la creazione di strategie di investimento innovative, in grado di sostenere la ricerca, l’innovazione e soprattutto la produzione locale di beni e servizi culturali, la costruzione, l’utilizzo e il costante aggiornamento di indicatori di valore e di impatto al fine di monitorare e misurare il contributo della cultura allo sviluppo sostenibile, anche attraverso la raccolta, l’analisi e la diffusione di informazioni e di statistiche, nonché buone prassi in politica.

Louis Pasteur, scienziato francese ben noto per le grandi scoperte realizzate, a metà dell’Ottocento, con l’intento di affrontare alcuni fra i più gravi problemi che, all’epoca, attanagliavano l’agricoltura, l’industria agraria, l’allevamento sosteneva, a ragion veduta, che “il caso favorisce la mente preparata”.

Una regione come la Calabria, terra di cultura, emozione, diversità potrebbe avere le carte in regola per affrontare le grandi sfide globali e candidarsi al successo ma, la domanda che sorge spontanea è: “le menti sono preparate per poter essere favorite dal caso?”

Nella programmazione 2021/2027 l’Europa ha dato ampia dimostrazione del valore fondante riconosciuto alla cultura e alle imprese creative prevedendo un aumento sostanziale di risorse stanziate per il sostegno dei settori culturali e creativi e delle opere audiovisive europee. E la cultura come veicolo di coesione economica e sociale è un tema particolarmente sfidante per l’Italia e per la Calabria dove la Cultura e il Patrimonio Culturale costituiscono il più grande asset disponibile ma, paradossalmente, anche il meno valorizzato per trarne e mettere a sistema, benefici multiformi e multisettoriali, comprese le co-programmazioni e co-progettazioni territoriali.

La grande sfida che la Calabria deve saper affrontare nei prossimi anni, anche in vista della nuova consiliatura regionale, sarà proprio quella di essere in grado di predisporre adeguate strategie di investimento “bottom up”, nelle politiche di sviluppo territoriale connesse a cultura e turismo, ossia dando spazio, dopo decenni di politiche “calate dall’alto” ed “eteroimposte”, a politiche di programmazione, ancor prima che di progettazione, generate dagli stessi destinatari delle misure previste, ossia dalle comunità locali rese protagoniste di un sistema di governance etica e sostenibile.

Di particolare interesse potrebbe essere, nella programmazione regionale futura, ad esempio, l’introduzione di adeguati strumenti e misure per l’integrazione degli interventi culturali, economici e sociali e delle risorse pubbliche e private; l’introduzione di una strategia unificante di numerosi microinterventi, anche in aree rurali, interne, con potenzialità turistiche a oggi poco sfruttate; l’integrazione dei bandi attinenti al settore culturale e a quello turistico-commerciale al fine di sfruttare le sinergie esistenti tra i due ambiti.

Se è vero, come è vero, che la Calabria è ancora una regione capace di stupire il viaggiatore per i suoi “contrasti”, per le sue singolarità ambientali e paesaggistiche, per le sue meraviglie ecologiche, per le sue diverse nature, per i suoi intrecci culturali, per la sua storia antichissima, per i suoi “mille e uno” volti, deve essere altrettanto vero che la Calabria non può e non deve presentarsi impreparata per consentire al caso di favorirla.