Mimma Sprizzi

Provate ad avvicinare molto agli occhi qualcosa che volete vedere molto bene, volete farlo  perché avete l’urgenza di comprenderla a fondo. Quello che accadrà anche avendo una vista perfetta sarà di vedere l’oggetto della vostra indagine in modo sfocato e per nulla chiaro. Bisogna allontanarsi dall’oggetto per guardarlo a fondo, per ottenere la nitidezza dell’immagine che vi porterà alla verità. Con questa prospettiva ben chiara, leggere Italiana di Giuseppe Catozzella aiuta a capire visceralmente la Calabria, l’Italia, la guerra civile per l’unità, e perfino l’enorme senso di libertà e di dignità che alberga in chi crede nel sogno di un mondo migliore. La narrazione insomma di un mondo lontano, distante quanto basta per comprenderlo realmente.

La vicenda raccontata in Italiana si dipana poco prima dell’Unità di Italia.

E’ la storia di Maria Oliverio, nata nella miseria di una terra povera, quella della Sila calabrese contadina e montanara. La vita non è semplice: Maria trascorre gli anni prima dell’adolescenza in una casa alle pendici del bosco. Zia Maddalena, soprannominata “Zia Terremoto”, sarà per anni la sola persona con cui dividere le giornate, poiché anche la donna era rimasta sola dopo che il marito era andato a vivere nei boschi. Maria cresce conoscendo la miseria e la fatica, il sacrificio e la rassegnata sottomissione delle donne, donne che però imprimono nell’animo della bambina Maria il senso di libertà e giustizia, che la porterà ad essere la prima brigantessa del sud Italia.

Gli echi degli insegnamenti di sua nonna dovevano accompagnarla nei boschi. Quella nonna vissuta in un piccolissimo villaggio di montagna sopra Lorica, che ripeteva senza sosta che in montagna “Non ci sono i padruni!  in montagna i padroni non ci arrivavano e si viveva con il cuor più leggero”

Maria sceglie la rivolta, la resistenza a quella che vive come una guerra che li libererà dalla sottomissione , e dalla povertà. Diventa La brigantessa Ciccilla. E’ legata alle sue radici, Teresa, legata a quello che aveva saputo dalla  “zia Terremoto”,  inghiottita anche lei dal bosco della montagna per seguire il marito che insieme ad altri compagni, assaltava le masserie dei nobili e dei gentiluomini, cercando di non fare feriti; poi tornava in paese e divideva il maltolto con i braccianti.
– Fa come fa il bosco- aveva detto zia- si riprende ciò che è suo – Ziu’ tiene a testa china i suogni- suogni di un avvenire giusto, suogni grandi-”

Ciccilla è diversa,  si taglia i capelli, vive come un uomo, combatte con il coraggio di una donna.  Le fa compagnia una lupa addomesticata, anche lei simbolo vivente di bellezza e forza.

Ciccilla diventa famosa: di lei scrivono i giornali, delle sue gesta racconta perfino Alexandre Dumas.

“Ciccilla passa la giovinezza nei boschi, apprende la grammatica della libertà, legge la natura, impara a conoscere la montagna, a distinguere il giusto dall’ingiusto, e non teme di battersi, sia quando sono in gioco i sentimenti, sia quando è in gioco l’orizzonte ben più ampio di una nuova umanità. Il volo del nibbio, la muta complicità di una lupa, la maestà ferita di un larice, tutto le insegna che si può ricominciare ogni volta daccapo, per conquistarsi un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei”

Una Calabria bellissima dunque, piena di poesia, di forza, di miseria ma anche di grande voglia di riscatto. La fotografia di una terra che vorremmo ci somigliasse di più.