Archives: Maggio 15, 2021

La Grande Opportunità

 

“Ridurranno l’Italia in miseria, la venderanno, per poi umiliarla”;   Bettino Craxi, anni ‘89/’90.

” Se non investiamo nel Sud, non parte il Sud e non partirà mai l’Italia”; Mario Draghi.

Due frasi importanti, innescano contenuti altrettanto importanti;

 

La prima riflessione di Bettino Craxi, di cui si conoscono le traversie nella storia e della politica italiana, la seconda riflessione appartiene ai giorni nostri con l’insediamento di Mario Draghi, ed entrambi se pur su argomenti diversi, delineano le dinamiche del pensiero storico, proiettando nel futuro sempre la verità.

Potremmo dire che questi due concetti esulano dalla politica spicciola e ne ingrandiscono il pensiero verso un Italia che nell’ultimo 30nnio, ha subito tutte le mortificazioni possibili, riducendo L’industria e l’Economia e di conseguenza il lavoro, ad un lumicino di candela, come il disastro accaduto alla Grecia.

Ed il nostro Sud?

In un tale scenario, dov’è finito il nostro Sud?  Il quale è stato abbattuto da uno “Ztunami”, in primis di identità in conseguenza di mancate strategie di programmazione nel passato, in questo tempo, e anche per il prossimo futuro.

L’attuale periodo prevede, da qui a poco, di assistere ad un cambio epocale che coinvolgerà tutto e tutti.

Sull’attuale situazione ne abbiamo certezza, perché la storia si è compiuta fin qui, sul futuro invece, la storia ci consegna una mancata programmazione con un evidente dissesto economico finanziario di tutte le amministrazioni pubbliche, della Sanità,  di tutti gli attori preposti al controllo ed all’applicazione delle norme e delle regole e tutto il sistema produttivo scarsamente sostenuto per incompetenze e/o inadeguatezza, comprese le Infrastrutture, i trasporti, le comunicazioni inadeguate al tempo delle alte velocita ed allo spostamento di merci , con consegne, oggi, prossime alle 24 ore.

Assistiamo ormai da decenni, come il PIL Italiano si sia attestato allo “0, .. nulla” , cioè 0,20,o 0,30 all’anno, mentre il PIL  del sud o addirittura della nostra Calabria ( Rapporto Svimez 2019 ) è l’unica regione nel Mezzogiorno e in Italia ad accusare una flessione del PIL nel 2018 (-0,3%) e le tendenze sono simili negli anni che vanno dal 2000 al 2020.

Tornando al futuro dobbiamo agganciare, quindi, l’espressione di Draghi come non solo una promessa, ma anche in virtù della sua competenza internazionale, una visione corretta e straordinariamente vera, per la quale solo partendo e riorganizzando il Sud, tutta l’Italia può ripartire.

Il pensiero che mi assale è: e con quali uomini e quali mentalità possiamo fare tutto questo, in virtù del fatto che se qualche eccellenza esiste e dovuta solo per l’iniziativa dei singoli ?

Purtroppo, in economia come anche in finanza, esistono delle regole non solo di competizione, ma anche di tempi e anticipazioni strategiche per essere al meno al passo con altri competitori.

La crisi pandemica ha colpito l’economia Calabrese come anche tutte le economie sviluppate mondiali, in una fase di sostanziale stagnazione che dura da un decennio e dopo la crisi dei Mutui subprime e del fallimento della Leman Brothers, porta il P calabrese (fonte Banca d’Italia) in termini reali ancora inferiore di 14, punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta.

La velocità di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell’epidemia, ma anche da fattori strutturali che influiscono sicuramente e costruiscono atteggiamenti d’inerzia, bloccando, così di fatto, l’economia Regionale condizionandone soprattutto la produttività e i livelli di investimento.

Le imprese hanno subito una diminuzione del fatturato molto significativo nel primo semestre per le aziende operanti in Regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna.

Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese.

La ripartenza è attesa molto lenta, non solo per le dinamiche che coinvolgono sicuramente l’organizzazione strutturale delle Società del meridione, ma anche per il fenomeno dell’accesso al credito che ad oggi, non solo diventa troppo burocratizzato, ma ne delinea un settore di sostegno e finanziamento all’economia fortemente chiuso.

Difatti, in merito a quest’ultimo problema, potendone parlare in maniera macro, ma riferito alla nostra Calabria, le banche negli ultimi decenni hanno cambiato atteggiamento al sostegno della produttività e dell’economia, e se il settore risulta in crisi a livello Italia, immaginiamo cosa significhi a livello Calabria, dove i fenomeni sono ancora più complessi.

Le nostre organizzazioni Manageriali, quindi Le Dirigenze sia politiche che imprenditoriali potrebbero porsi delle domande su quale potrebbe essere il punto d’inizio di svolta o del cambio di mentalità.

Facendo un esempio: in quale parte d’Italia avrebbero accettato ancora una linea ferroviaria dove transitano locomotori diesel costruiti nel 1954, e dove la popolazione era mediamente più bassa di statura e quindi inadeguati anche ad accogliere, oggi le persone sedute, oltre che inadeguati per sicurezza, servizi ed immagine.

Questi sono solamente degli spunti di riflessione, che innescano forse preoccupazione e visione corta del processo di reimpostazione come anche produttivo di tutta ciò dovrà essere nel prossimo futuro.

Il Recovery Found, è un’opportunità senza precedenti e mai avvenuta come massiccia forma di sostegno economico, dove l’Europa ci chiede semplicemente di riorganizzare il paese, privilegiando le infrastrutture, quindi l’alta velocita su tutta la penisola e le autostrade, gli ospedali quindi la riorganizzazione della sanità, come anche  le fonti di approvvigionamento idrico e di energia pulita e rinnovabile e  la digitalizzazione delle procedure per avere un paese efficiente e immediato nelle risposte.

E chi potrebbe gestire una montagna di tale portata di soldi (€ 210.000.000.000 (ducentodiecimiliardi di €uro), in un sistema al collasso per le procedure che bloccano grandi appalti, piccole imprese, organizzazioni di Pubblica Amministrazione e Regionali ?

Credo che la presenza di Draghi sia la migliore garanzia di competenza e preparazione alla gestione di una tale portata di eventi che necessitano, soprattutto, dei più sofisticati controlli di applicazione corretta e attenta,  per far rinascere il paese ma soprattutto il nostro Sud in testa la Calabria.

Serve una sinergia totale, senza personalismi e affarismi elettorali, tra tutte le organizzazioni che vogliono emergere con successo alla realizzazione della rinascita; Regione, Province, Comuni, Camere di Commercio ecc. sposando il fine comune di una Calabria efficiente, organizzata e produttiva con l’inversione sostanziale e inderogabile dell’occupazione sul lavoro, quindi la creazione di posti di lavoro stabile e continuativi, che creano consumi e quindi PIL.

Giuseppe Genua


Europa, il futuro è nelle tue mani!

Scopriamo la nuova piattaforma digitale per il dialogo con i cittadini della UE

Un passo preliminare all’avvio di una serie di dibattiti e discussioni, che consentiranno ai cittadini di tutta Europa di condividere le loro idee per contribuire a plasmare il futuro dell’Europa, questa è in estrema sintesi la Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFe).

La CoFe mira a conferire ai cittadini un ruolo più incisivo nella definizione delle politiche e delle ambizioni dell’UE. Costituirà uno spazio di incontro, per ora virtuale, per un dibattito aperto, inclusivo, trasparente e strutturato con i cittadini europei sulle questioni che li riguardano e che incidono sulla loro vita quotidiana.

La Conferenza sarà incentrata sulle principali tematiche alla base delle politiche di ripresa e resilienza individuate dal piano Next Generation EU come la salute, i cambiamenti climatici, l’equità sociale, la trasformazione digitale, il ruolo dell’UE nel mondo e il rafforzamento dei processi democratici che governano l’UE. Temi che coincidono con le priorità generali dell’UE e con le questioni sollevate dai cittadini nei sondaggi d’opinione.

Saranno i partecipanti a decidere quali argomenti trattare nell’ambito della conferenza. La COFE getta le basi per eventi avviati dai cittadini, da organizzare in collaborazione con la società civile e i portatori d’interessi a tutti i livelli, i parlamenti nazionali e regionali, le istituzioni europee, le parti sociali e il mondo accademico. La loro partecipazione al processo è essenziale per garantire il massimo coinvolgimento e la massima diffusione.

Fondamentale per l’avvio del dialogo con i cittadini risulta essere la piattaforma digitale multilingue interattiva che, a partire dal 19 aprile, consente a tutti di presentare le proprie idee online, di consultare gli eventi a cui partecipare o di inserire propri eventi sui temi di interesse. Proprio di questo si parlerà durante l’evento Europa, il futuro è nelle Tue Mani! Scopriamo La Nuova Piattaforma Digitale Per Il Dialogo Con I Cittadini Della UE Del Prossimo 15 Maggio Dalle Ore 17.30 Sulla Piattaforma Zoom. Un webinar organizzato dall’Edic CalabriaEuropa e la Rete di cittadini Calabria Condivisa con la collaborazione di Fimmina TV.

Si alterneranno coordinati da Raffaella Rinaldis: Loredana Lo Faro Portavoce di CALABRIA CONDIVISA, Loredana Panetta dell’Associazione EUROKOM, Alessandra Tuzza responsabile EDIC CALABRIAEUROPA dI Gioiosa Jonica, EEN di Unioncamere Calabria, Giuseppe Caristo di Calabria Condivisa e Pier Virgilio Dastoli rappresentante del CIME Consiglio italiano del Movimento Europeo.

per partecipare: su zoom il 15 maggio alle 17:30

https://us02web.zoom.us/j/87165035249?pwd=UnBCcjZQaEQ1YnV2WnZ3cnBCclpuQT09

ID riunione: 871 6503 5249 Passcode: 385688


Commemorare la festa del lavoro al Sud Italia

Anna Pizzimenti

Fra le pieghe delle pagine della storia, di quelle che si chiudono a ventaglio anche sulla memoria, si cela una fitta trama di racconti, che narrano di eroi caduti sul campo del lavoro.

Eroi vestiti di fatica e di pelle ispessita dal sole, dalle braccia tornite dalla zappa e dalla zolla, dalla schiena curvata da un raccolto, da destinare al padrone di turno, riservando per sé miseria e sogni.

E’ la storia dei contadini del Sud Italia, ma, più in generale, è il ritratto color seppia delle condizioni di lavoro degli abitanti del Meridione. Una storia dimenticata, o solo incidenter tantum menzionata, nella Giornata dedicata dal 1890 a tutti i lavoratori, proiettando la percezione che il lavoro da tutelare sia solo quello nelle fabbriche, quello per le otto ore giornaliere, per il contenimento delle quali, negli anni successivi alla Rivoluzione Industriale, gli operai si coalizzarono, erigendosi a Movimento per il riconoscimento dei propri diritti e di condizioni di lavoro più umane.

Lavoratori di serie A e lavoratori di serie B?

Sembrerebbe di si, se, a distanza di 73 anni, si continua a non dare il giusto peso alla strage di Portella della Ginestra, avvenuta in Sicilia proprio il 1° maggio 1947, e si racconta ancora oggi solo della grande manifestazione di Chicago del 1887.

E’ un nuovo furto della nostra memoria storica e della nostra identità, forse anche della nostra dignità di uomini e donne del Sud.

Portella della Ginestra è una località montana che ricade nel comune di Piana degli Albanesi, nella provincia di Palermo. Il primo maggio 1947 una folla di contadini si raduna lì per festeggiare nuovamente, dopo il ritorno della democrazia, la festa dei lavoratori. Ma nulla in quell’assembramento di uomini, donne e bambini può fare pensare alle moderne scampagnate o alle gite fuori porta: sono contadini, che si riuniscono per manifestare contro il latifondismo e chiedere che le terre incolte vengano loro assegnate, in ottemperanza dei Decreti Gullo. Su quella folla, una banda di criminali, capeggiata da Salvatore Giuliano, spara a sangue freddo, cagionando la morte, nell’immediatezza, di undici persone, fra cui una bambina di otto anni e tre adolescenti, a cui si aggiungono altre quattro vittime, morte in seguito alle ferite riportate.

Si è soliti ricordare questa strage in occasione della “Giornata delle vittime della mafia”, perché di un barbaro assalto mafioso si trattò, ma frettolosamente si sorvola sugli antefatti che diedero occasione a quell’agguato e che si ricollegano alle misere condizioni dei contadini meridionali e ad un progetto per l’emancipazione e per l’affrancamento dal bisogno, che costituivano la ratio dei Decreti Gullo su richiamati.

E’ la storia dell’illusoria “riforma agraria”, avviata, dopo la caduta del fascismo, dall’allora Ministro dell’Agricoltura nel secondo gabinetto Badoglio, il cosentino Fausto Gullo, tra l’estate del 1944 e la primavera del 1945: il sogno delle concessioni ai contadini delle terre incolte, pietra miliare di un percorso di riscatto dalla povertà e di partecipazione effettiva alla rinata democrazia, prima tappa verso la costruzione di quella Repubblica, che l’art. 1 della Costituzione vorrà fondata sul “lavoro”. Cosa importa se di lavoro in fabbrica o lavoro nei propri campi si tratta? E’ il lavoro l’unico denominatore che rende tutti i cittadini titolari di “pari dignità”.

Un sogno che svanisce proprio nei giorni in cui la neonata Repubblica Italiana emette i suoi primi vagiti, in cui Gullo viene sostituito all’Agricoltura dal democristiano Antonio Segni e in cui i latifondisti rivendicano i propri diritti su quelle terre, che i “cafoni” già sentivano proprie e a cui “mai” i signori le avrebbero cedute. Sono i giorni del barbaro assassinio di Giuditta Levato, la trentunenne contadina che, insorta a Calabricata contro quell’usurpazione della terra, muore, incinta di sette mesi, raggiunta da un colpo di fucile al ventre. E’ il 28 novembre 1946.

Muore innocente, come qualche mese dopo a Portella della Ginestra morirà innocente la ventritreenne Vita Dorangricchia, il cui nome ho sentito pronunciare per la prima volta da un’alunna della Scuola Primaria, ad una manifestazione in ricordo delle vittime di mafia.

Ricorrere unicamente e univocamente a questa etichetta, vittime di mafia, equivale a commettere un adulterio storico! Come osserva Romano Pitaro ne “L’Ape Furibonda”, “quel decennio di lotte contadine sfociato a Calabricata con un assassinio cui ne seguirono altri  ancora più tragici (l’Autore ricorda Portella della Ginestra e Melissa, n.d.s.) ebbe un infausto epilogo, come scrisse il dirigente comunista Paolo Cinanni: «il fallimento della riforma agraria e l’esodo di massa obbligatorio per milioni di contadini disillusi che finirono nei ghetti dell’immigrazione»”.

Da lì iniziò quel tragico capitolo della storia dei giovani del Sud, imboniti dall’inno degasperiano “Imparate una lingua e andate all’estero”, che avrebbe avuto un decorso e un’evoluzione certamente diversi se a quel bivio, settantacinque anni fa, fosse stata fatta la scelta di realizzare la dignità dell’Uomo, attraverso la dignità di tutti i lavoratori.

Se si condivide oggi l’idea che la memoria non è “un deposito dove sono ammassati inerti i fatti del passato, ma è una miccia che accende il presente”, che ci consente di vivere “il futuro come promessa”, come disse Raniero La Valle in un suo discorso ora pubblicato sulle colonne di Questione Giustizia, commemorare il primo maggio significa riscoprire il significato e il valore che noi, uomini e donne del Sud, nell’anno 2021, diamo alla parola “lavoro”.

E’ la storia dei nostri contadini, è la nostra storia: dobbiamo ricordarla e onorarla, per, se ancora possibile, scrivere con parole nuove il nostro futuro.


Ponte sullo Stretto, deputati calabresi e siciliani del Pd: «Realizzarlo entro il 2030»

Fonte: LaCnews24

Secondo i parlamentari Bruno Bossio, Cappellani, Miceli, Navarra e Raciti rappresenterebbe il progetto simbolo per il rilancio del Paese dopo la pandemia

Finanziare la fase progettuale del ponte sullo Stretto entro il 2021, l’opera l’anno successivo con le risorse del fondo pluriennale per investimenti della legge di Bilancio per il 2022 e realizzarla entro il 2030. Lo chiedono i deputati calabresi e siciliani del Pd Enza Bruno Bossio, Santi Cappellani, Carmelo Miceli, Pietro Navarra e Fausto Raciti, ricordando che «il Presidente Mario Draghi ha affermato alle Camere che il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile invierà al Parlamento il risultato dei lavori della Commissione di esperti voluta dall’onorevole Paola De Micheli per valutare le soluzioni alternative per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina».

«È stata stanziata – proseguono – la somma di 50 milioni di euro in legge di bilancio per dare seguito alle indicazioni della Commissione di esperti: avviare l’eventuale studio di fattibilità, svolgere il dibattito pubblico sull’opera e completare gli aspetti progettuali dell’infrastruttura che permetterà l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina».

Il programma di rilancio del Paese dopo la pandemia, concludono i parlamentari, «manca di un progetto simbolo. L’attraversamento stabile dello stretto di Messina, che permette all’Italia di essere porta principale dell’Europa da e per il Mediterraneo, può e deve rappresentare quel simbolo che dà significato e prospettiva all’intero programma di ripresa elaborato in questi giorni dal Governo – come per esempio il completamento dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria -, coniugando al meglio gli obiettivi di crescita sostenibile, innovazione tecnologica e coesione sociale che sono al centro delle politiche di sviluppo dell’Unione Europea».