“Ridurranno l’Italia in miseria, la venderanno, per poi umiliarla”;   Bettino Craxi, anni ‘89/’90.

” Se non investiamo nel Sud, non parte il Sud e non partirà mai l’Italia”; Mario Draghi.

Due frasi importanti, innescano contenuti altrettanto importanti;

 

La prima riflessione di Bettino Craxi, di cui si conoscono le traversie nella storia e della politica italiana, la seconda riflessione appartiene ai giorni nostri con l’insediamento di Mario Draghi, ed entrambi se pur su argomenti diversi, delineano le dinamiche del pensiero storico, proiettando nel futuro sempre la verità.

Potremmo dire che questi due concetti esulano dalla politica spicciola e ne ingrandiscono il pensiero verso un Italia che nell’ultimo 30nnio, ha subito tutte le mortificazioni possibili, riducendo L’industria e l’Economia e di conseguenza il lavoro, ad un lumicino di candela, come il disastro accaduto alla Grecia.

Ed il nostro Sud?

In un tale scenario, dov’è finito il nostro Sud?  Il quale è stato abbattuto da uno “Ztunami”, in primis di identità in conseguenza di mancate strategie di programmazione nel passato, in questo tempo, e anche per il prossimo futuro.

L’attuale periodo prevede, da qui a poco, di assistere ad un cambio epocale che coinvolgerà tutto e tutti.

Sull’attuale situazione ne abbiamo certezza, perché la storia si è compiuta fin qui, sul futuro invece, la storia ci consegna una mancata programmazione con un evidente dissesto economico finanziario di tutte le amministrazioni pubbliche, della Sanità,  di tutti gli attori preposti al controllo ed all’applicazione delle norme e delle regole e tutto il sistema produttivo scarsamente sostenuto per incompetenze e/o inadeguatezza, comprese le Infrastrutture, i trasporti, le comunicazioni inadeguate al tempo delle alte velocita ed allo spostamento di merci , con consegne, oggi, prossime alle 24 ore.

Assistiamo ormai da decenni, come il PIL Italiano si sia attestato allo “0, .. nulla” , cioè 0,20,o 0,30 all’anno, mentre il PIL  del sud o addirittura della nostra Calabria ( Rapporto Svimez 2019 ) è l’unica regione nel Mezzogiorno e in Italia ad accusare una flessione del PIL nel 2018 (-0,3%) e le tendenze sono simili negli anni che vanno dal 2000 al 2020.

Tornando al futuro dobbiamo agganciare, quindi, l’espressione di Draghi come non solo una promessa, ma anche in virtù della sua competenza internazionale, una visione corretta e straordinariamente vera, per la quale solo partendo e riorganizzando il Sud, tutta l’Italia può ripartire.

Il pensiero che mi assale è: e con quali uomini e quali mentalità possiamo fare tutto questo, in virtù del fatto che se qualche eccellenza esiste e dovuta solo per l’iniziativa dei singoli ?

Purtroppo, in economia come anche in finanza, esistono delle regole non solo di competizione, ma anche di tempi e anticipazioni strategiche per essere al meno al passo con altri competitori.

La crisi pandemica ha colpito l’economia Calabrese come anche tutte le economie sviluppate mondiali, in una fase di sostanziale stagnazione che dura da un decennio e dopo la crisi dei Mutui subprime e del fallimento della Leman Brothers, porta il P calabrese (fonte Banca d’Italia) in termini reali ancora inferiore di 14, punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta.

La velocità di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell’epidemia, ma anche da fattori strutturali che influiscono sicuramente e costruiscono atteggiamenti d’inerzia, bloccando, così di fatto, l’economia Regionale condizionandone soprattutto la produttività e i livelli di investimento.

Le imprese hanno subito una diminuzione del fatturato molto significativo nel primo semestre per le aziende operanti in Regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna.

Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese.

La ripartenza è attesa molto lenta, non solo per le dinamiche che coinvolgono sicuramente l’organizzazione strutturale delle Società del meridione, ma anche per il fenomeno dell’accesso al credito che ad oggi, non solo diventa troppo burocratizzato, ma ne delinea un settore di sostegno e finanziamento all’economia fortemente chiuso.

Difatti, in merito a quest’ultimo problema, potendone parlare in maniera macro, ma riferito alla nostra Calabria, le banche negli ultimi decenni hanno cambiato atteggiamento al sostegno della produttività e dell’economia, e se il settore risulta in crisi a livello Italia, immaginiamo cosa significhi a livello Calabria, dove i fenomeni sono ancora più complessi.

Le nostre organizzazioni Manageriali, quindi Le Dirigenze sia politiche che imprenditoriali potrebbero porsi delle domande su quale potrebbe essere il punto d’inizio di svolta o del cambio di mentalità.

Facendo un esempio: in quale parte d’Italia avrebbero accettato ancora una linea ferroviaria dove transitano locomotori diesel costruiti nel 1954, e dove la popolazione era mediamente più bassa di statura e quindi inadeguati anche ad accogliere, oggi le persone sedute, oltre che inadeguati per sicurezza, servizi ed immagine.

Questi sono solamente degli spunti di riflessione, che innescano forse preoccupazione e visione corta del processo di reimpostazione come anche produttivo di tutta ciò dovrà essere nel prossimo futuro.

Il Recovery Found, è un’opportunità senza precedenti e mai avvenuta come massiccia forma di sostegno economico, dove l’Europa ci chiede semplicemente di riorganizzare il paese, privilegiando le infrastrutture, quindi l’alta velocita su tutta la penisola e le autostrade, gli ospedali quindi la riorganizzazione della sanità, come anche  le fonti di approvvigionamento idrico e di energia pulita e rinnovabile e  la digitalizzazione delle procedure per avere un paese efficiente e immediato nelle risposte.

E chi potrebbe gestire una montagna di tale portata di soldi (€ 210.000.000.000 (ducentodiecimiliardi di €uro), in un sistema al collasso per le procedure che bloccano grandi appalti, piccole imprese, organizzazioni di Pubblica Amministrazione e Regionali ?

Credo che la presenza di Draghi sia la migliore garanzia di competenza e preparazione alla gestione di una tale portata di eventi che necessitano, soprattutto, dei più sofisticati controlli di applicazione corretta e attenta,  per far rinascere il paese ma soprattutto il nostro Sud in testa la Calabria.

Serve una sinergia totale, senza personalismi e affarismi elettorali, tra tutte le organizzazioni che vogliono emergere con successo alla realizzazione della rinascita; Regione, Province, Comuni, Camere di Commercio ecc. sposando il fine comune di una Calabria efficiente, organizzata e produttiva con l’inversione sostanziale e inderogabile dell’occupazione sul lavoro, quindi la creazione di posti di lavoro stabile e continuativi, che creano consumi e quindi PIL.

Giuseppe Genua