Maurizio Lovecchio

Dal primo lockdown fino a dicembre 2020 il 52,3% delle imprese calabresi è rimasto chiuso e oltre il 58% non ha fatturato o ha fatturato meno del 50%. La Calabria, come tutto il nostro Meridione, ha bisogno di agganciare le opportunità messe in campo dal Next Generation EU. Ma come fare? Quali sono gli obiettivi prioritari per favorire la ripartenza della Regione. Ne abbiamo parlato nella nostra rubrica Il punto a Mezzogiorno con Fortunato Amarelli, Presidente di Confindustria Cosenza. 

Presidente, che cosa serve per affrontare la crisi e favorire la ripartenza?

Indubbiamente servono molte cose: per prime le risorse, che sono state in qualche modo già predisposte in maniera anche ampia. Serve, poi, una grande capacità di pensare al futuro e a quello che possiamo costruire insieme. Credo che serva anche una certa mentalità verso la crescita: si esce da questa crisi non soltanto attraverso i decreti, non soltanto grazie alle risorse. Si esce dalla crisi se ognuno di noi nel proprio lavoro – e non parlo soltanto degli imprenditori ma di chiunque, anche dei cittadini – comincia a pensare che il bene comune viene prima di ogni altra cosa. Quindi, se tutti ragioniamo in termini di comunità, piuttosto che in termini di individualità, credo che riusciremo ad imboccare la giusta strada per uscire dalla crisi.

Lei ha fatto riferimento alle risorse e alla copertura degli investimenti che sicuramente ci saranno. Il Next Generation EU prevede molte risorse per investimenti da realizzare anche al Sud. Quali errori non dovremmo commettere, soprattutto qui in Calabria, per non sprecare questa ennesima opportunità che ci offre l’Europa e questa possibilità di spendere fondi pubblici per rilanciare lo sviluppo della Calabria?

Intanto, direi che non è una questione solo di risorse. O meglio, non è una questione di quantità di risorse. La Calabria è una Regione che ha bisogno sicuramente di aiuti economici come tutto il resto dell’Europa, ma ha soprattutto bisogno di progettazione e di capacità di progettazione. Credo che oggi uno degli investimenti che dovremmo fare sarebbe quello di migliorare la capacità di progettazione della Pubblica amministrazione.

E, inoltre, pensare alle imprese, l’altro fondamentale interlocutore con il quale poi si confronteranno i Next Generation EU. Questi sono fondi destinati a far crescere il nostro Paese nei prossimi 50 anni, questo è il tema. Stiamo investendo l’ammontare di circa 3 finanziarie in un unico anno. È come se oggi mettessimo le risorse stanziate in tre anni in un’unica programmazione. Quindi, capite bene, che è una quantità di denaro importante, e deve esserci la capacità di traguardare i progetti che non devono essere fine a se stessi, di breve durata, ma dovranno essere il mezzo per recuperare e dare una crescita importante anche in futuro. Allora, forse, sarebbe fondamentale – proprio perché si chiamano Next Generation EU – chiamare a progettare la nuova generazione, evitando di tirar fuori dai cassetti progetti polverosi e fare invece progetti soft, provare a chiedere ai giovani che cosa funzionerà tra 50 anni, perché gli investimenti che facciamo oggi dovranno essere investimenti che daranno i loro frutti nel lungo periodo.

Il Premier Draghi nel suo discorso al Senato ha detto: «Lo Stato ha il dovere di aiutare tutti, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente, e toccherà alla politica aiutare le imprese a sobbarcarsi di questo cambiamento». È d’accordo con questa affermazione? Quali attività dovremmo tutelare e rilanciare in Calabria?

Io credo che in questo il Premier Draghi abbia voluto dirci una cosa molto importante e secondo me molto vera. Ricordo una frase, che a me piace molto, di Henry Ford che diceva: «Conosco soltanto due tipi di aziende: quelle che cambiano e quelle che chiudono». Anche i business più tradizionali, le aziende più longeve, hanno avuto bisogno di rinnovarsi quotidianamente ed innovare quotidianamente il proprio modello di business. L’innovazione è fondamentale, è una grande opportunità perché è un grande driver di sviluppo e di crescita, ma anche una grande necessità.

Quante aziende abbiamo visto chiudere proprio perché arriva sul mercato un’innovazione tecnologica? In realtà, probabilmente quelle aziende finiscono, esauriscono il loro modello di business, perché non sono riuscite ad interpretare il nuovo che stava arrivando. Quindi credo che Draghi intendesse principalmente questo. È ovvio che, se dobbiamo fare un ragionamento di politica economica nazionale e se io oggi dovessi decidere su che cosa puntare, certo proverei a immaginare di diventare leader in Italia di alcune sotto-categorie. Perché oggi diventare azienda leader (con un panorama di utenza e di distribuzione a livello globale) può sicuramente favorire la stabilità del Paese e della sua economia. Ci sono alcune aziende, alcuni particolari business, nelle quali già siamo leader, che non sono le grandi categorie ma alcune sottocategorie nelle quali, se io fossi oggi il Presidente del Consiglio, investirei a prescindere, magari anche con capitale pubblico. Oggi dobbiamo conquistare alcune leadership di mercato globale se vogliamo essere ancora la settima potenza industriale del mondo.

Innovazione e ricerca: proprio qualche giorno fa Confindustria Cosenza ha siglato un’intesa con un l’Università della Calabria per monitorare la creazione di nuove startupCome imprenditore cosa consiglierebbe ad un giovane talento laureato all’Unical che dovesse decidere di intraprendere e di restare in Calabria?

Innanzitutto, è importante puntare sulle attività tradizionali, anche se su di esse probabilmente c’è già una dimestichezza acquisita dei nostri giovani. Allo stesso tempo, credo però che l’innovazione rappresenti il più grande driver di crescita economica. Se pensate che oggi, nel mondo, le più grandi aziende sono imprese nate meno di 30 anni fa, allora significa che dobbiamo fare i conti con un dato incontrovertibile, e cioè che lo sviluppo viaggia attraverso l’innovazione. Quindi, arrivare per primi è uno dei vantaggi competitivi più importanti per fare impresa, che ci sia alla base un business tradizionale o un business altamente tecnologico, come tutti quelli che vengono fuori anche dagli spin-off della ricerca dell’Università della Calabria, l’importante è arrivare per primi sul mercato. Questo è di fondamentale importanza. Riguardo al settore, penso a tutto il mondo IOT (Internet of Things), e penso al mondo della sensoristica presente in azienda per le indagini preventive. Tra l’altro, l’Europa vuole a tutti i costi che le industrie diventino 4.0. Se pensiamo che in questo momento gli investimenti in industria 4.0 sono finanziati all’85% di credito di imposta, il messaggio a favore della digitalizzazione delle industrie appare chiaro. La transizione digitale deve essere effettuata in tempi veloci, è un punto fondamentale e strategico per tutto il sistema. Quindi non c’è dubbio che in questo campo ci sarà sempre grande fermento anche nei prossimi anni.