di Thomas Vatrano
Come di consueto, anche quest’anno, si aprono le porte dei frantoi. L’annata 2021/2022 si appresta a prendere forma, tra aspirazioni e tante difficoltà.
Si! Perché il settore oleario, ormai da anni in crisi, deve fare i conti con i prezzi dell’olio che difficilmente consentono una adeguata remunerazione degli sforzi sostenuti per la produzione del famoso oro verde.
Di contro, spesso l’agricoltura (il settore trainante di ogni civiltà) viene condotto come se fosse un hobby, senza l’ausilio dei professionisti del settore e a volte si pensa che sia una pratica nelle “mani” di tutti, dimenticando che dietro la crescita, la difesa e la produzione ci sia la scienza!
Ma torniamo all’”oro verde”, alimento nutraceutico dalle mille proprietà che fanno bene a coloro che lo consumano in modo costante e che soprattutto, scelgono il prodotto di alta qualità.
Per chi non lo sapesse l’olio extravergine di oliva ci difende dallo stress ossidativo, contrastando gli effetti dei radicali liberi o semplicemente previene il cancro, protegge il cuore e le arterie dall’invecchiamento, ci difende dalla depressione, previene gli ictus, il tumore della pelle. Sapevate che l’oleocantale (uno dei biofenoli più importanti) ha delle proprietà simili all’ibuprofene?
L’oleuropeina (il classico amaro contenuto nelle drupe, per chi l’avesse mai assaggiate) aiuta la riduzione del grasso viscerale (temibile nemico!) o la correzione dei livelli di glucosio nel sangue, nonché la normalizzazione dei livelli di colesterolo, ecc. come dimostrato in diversi studi scientifici.
L’annata in corso, stando alle stime degli addetti ai lavori, dovrebbe essere di qualità oltre che di quantità.
La raccolta delle olive, soprattutto nei piccoli paesi, è un momento di condivisione, di stare in famiglia o tra amici, di festa e contatto con la natura. Un tempo la raccolta delle olive si faceva rigorosamente a mano e mediante l’ausilio di pertiche che fungevano da moderni abbacchiatori, con la semplice differenza che il motore erano le braccia allenate degli uomini. Si usava soprattutto raccogliere da terra o dopo che le stesse cadevano sulle reti. Il termine “coccijara” era riferito all’atto in sé della raccattatura singola delle olive a terra, lavoro prettamente femminile, che precludeva forza di volontà e pazienza. Si intonavano canti di festa, si raccontavano storie antiche e perché no, anche un po’ di gossip magari! La pausa pranzo si faceva rigorosamente all’aperto, ai piedi di un grosso albero di ulivo, consumando i doni della terra.
Ora le cose sono un po’ cambiate, le aspirazioni sono diverse, ma voglio pensare che la raccolta delle olive sia ancora un momento di rispetto dei vecchi valori e di sicuro della condivisione, convivialità e appartenenza alla propria terra.
Nei cambiamenti positivi c’è senza dubbio la bacchiatura delle olive, si evita (almeno spero) di molire olive ammuffite o che siano rimaste per tempo sulle reti. Le tendenze attuali vanno verso l’olio di qualità fortunatamente, altrimenti tutti i pregi sopra elencati svanirebbero.
A fine giornata, si raccolgono meticolosamente le reti, avvolgendole in modo garbato, si caricano le cassette sui rimorchi o nelle macchine e si “corre” al frantoio. È emozionante osservare il primo getto d’olio spuntare fuori dal separatore (la fase finale del processo di estrazione), il verde-giallo dell’olio di prima spremitura ci da consapevolezza di quanto grande sia la natura, di quanto bello e importante sia il lavoro degli agricoltori, il settore primario.
Sapete come si riconosce un olio di qualità?? Semplice. Con i nostri sensi! Strano ma vero. Imparate a riconoscere tutti i sentori del flavour, l’insieme dei profumi imprigionati nell’olio d’oliva, costituiti da minuscole molecole che riscaldandosi diventano volatili e inebriano i nostri sensi.
Adesso tocca a voi, assaggiatelo sul pane, sui fagioli alla “pignata” o semplicemente su un cucchiaio da tavola.
E allora…Buona raccolta e soprattutto… Buon olio a tutti!
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